Anche se la cultura ecologica e del riciclo in Italia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, la confusione tra biodegradabile e compostabile sembra essere un problema molto difficile da superare, anche perché spesso le tabelle non sono chiare o peggio ancora si trovano inserite all’interno di documenti fin troppo tecnici.

Un rifiuto può essere compostabile o biodegradabile, ma le due definizioni non sono sovrapposte e intercambiabili. Spesso ci si trova a veder non ritirati alcuni sacchi perché non contengono scarti ben suddivisi. È giunta l’ora di fare un po’ di chiarezza per evitare di dover separare una seconda volta la spazzatura.

Rifiuti biodegradabili

Biodegradabile significa che agenti batterici, muffe ed enzimi sono in grado di distruggere la struttura del rifiuto, molto spesso con l’ausilio della luce solare o meglio della componente ultravioletta che è quella che spezza i legami chimici fragili.

Moltissimi rifiuti provenienti da attività di casa possono essere considerati biodegradabili, ma a causa della loro struttura non sono adatti per finire nel compost, cioè per essere utilizzati per la preparazione di terriccio, quindi bisogna saperli riconoscere.

La lista dei rifiuti biodegradabili è piuttosto lunga, e i processi di trasformazione variano a seconda del materiale. Tutti i rifiuti compostabili sono biodegradabili, ma non è sempre vero il contrario. Tra questi figurano:

  • Sacchi di plastica biodegradabile
  • Bottiglie di plastica biodegradabile
  • Imballaggi di plastica biodegradabile
  • Legno non trattato
  • Bioplastiche usa e getta
  • Oggetti in PLA, acido polilattico
  • Carta e Cartone
  • Detersivi e saponi biodegradabili
  • Cotone, lana e fibre tessili naturali
  • Guanti di lattice
  • Cenere di legna
  • Olio alimentare crudo, non quello già usato per friggere

Come si può vedere, il gruppo dei biodegradabili è poco omogeneo, ma si tratta sempre di rifiuti che devono essere smaltiti con criterio. Carta e cartone, ad esempio fanno il loro percorso per essere riutilizzati, le fibre tessili invece si possono portare ai centri di raccolta, dove vengono selezionate per farne stracci.

Questi ultimi, invece, sono arrivati alla fine del loro ciclo. Tutte le bioplastiche non espressamente compostabili vanno con la plastica e sarebbe bene evitare di metterle con il compost a meno che non si tratti di quantità piccole, per via dei tempi di decomposizione.

La cenere di legna va a parte perché, anche se è un buon fertilizzante, è molto basica e se è troppa brucia le radici. Detersivi e saponi finiscono negli scarichi e poi nel depuratore. Il legno segue percorsi di vario tipo in base alla tipologia.

Rifiuti compostabili

I rifiuti compostabili costituiscono la gran parte degli scarti di cucina, ma comprendono anche l’erba del giardino o gli sfalci e le potature. Persino gli sgradevoli lasciti nella sabbietta del gatto rientrano nella categoria.

Un’eccezione importante e che bisogna stare bene attenti a rispettare sono gli oli, che pur essendo in alcuni casi biodegradabili non devono essere messi insieme al compost, ma vanno conferiti all’apposito consorzio perché sono un inquinante.

La lista dei prodotti compostabili può essere molto lunga, ma merita di essere letta per evitare di danneggiare l’ambiente da cui tutti dipendiamo, anche perché le sostanze da cui sono costituiti, prima o poi, tornano sulle nostre tavole. Questa categoria comprende:

  • Alberi di Natale naturali
  • Alimenti, anche avariati, ma non l’olio
  • Bustine di tè, filtri del caffè e tisane, anche in cialda
  • Capelli, peli e unghie
  • Carta assorbente sporca di cibo
  • Cartone della pizza
  • Cassette di legna dell’ortofrutta
  • Cesti di vimini
  • Prodotti in legno naturale e potature non ingombranti
  • Erba, paglia, sfalci e potature
  • Escrementi animali
  • Fazzoletti di carta sporchi di materiale organico
  • Lettiere per animali compostabili
  • Penne e piume
  • Scope in saggina
  • Segatura
  • Sughero, stecchi del gelato in legno, stuzzicadenti
  • Terriccio
  • Sacchetti in bioplastica compostabile 

Tutti questi rifiuti vengono triturati per ridurli a dimensioni molto piccole e omogenee, così si rende uniforme il tempo di decomposizione e si evita di rimettere in circolo sostanze non ancora adatte a diventare concime.

Mediante l’uso di magneti ed altri strumenti affini, vengono rimosse tutte le componenti non compostabili per poi cominciare il processo di decomposizione aerobica e di eliminazione del percolato. Il meccanismo è semplice, perché i rifiuti devono trascorrere un certo periodo di tempo in appositi spazi dove vengono frequentemente areati per evitare la formazione di muffe pericolose.

La frazione liquida viene raccolta tramite griglie e avviata a sua volta a processi di trattamento in depuratore. Questa separazione è molto importante per evitare che i rifiuti emettano cattivi odori.

Differenze a cui prestare attenzione

Bisogna prestare molta attenzione alla separazione dei rifiuti, specie perché hanno tempi di decomposizione molto differenti fra loro. Biodegradabilità, infatti, non significa necessariamente compatibilità dell’ambiente, ma una maggiore facilità di riciclo e di recupero. Le differenze per capire che cosa va nel compost e cosa deve essere conferito in altro modo, stanno nel percorso che attende i rifiuti prima di essere rimessi in circolo.

Per quanto riguarda i prodotti tecnologici, se sono compostabili questo è dichiarato sempre sulla confezione, mentre se non c’è scritto si può cercare su internet nella scheda prodotto o chiedere consiglio all’isola ecologica.

Noi di Genova Maceri, in qualità di azienda specializzata nella gestione dei rifiuti, siamo lieti di darvi consigli su quelli biodegradabili, compostabili, e su tematiche ambientali. Per tenervi sempre aggiornati su argomenti affini, visitate spesso il nostro blog!

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