Di recente, il tema dello smaltimento dei rifiuti ha acquisito un’importanza maggiore, sia in ambito nazionale che internazionale.

Ecco perché le normative emanate dagli Stati sono sempre più rigide e coinvolgono cittadini e imprese, chiamati a seguire comportamenti responsabili nell’ambito della gestione dei rifiuti.

Vediamo, quindi, quali sono le normative e gli adempimenti principali in materia.

 

Come funziona lo smaltimento dei rifiuti: ecco tutti i dettagli

In parte, conosciamo già come funziona la procedura di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Ogni comune, infatti, utilizza varie tipi di contenitori e cassonetti come, ad esempio, bidoni, campane, gli scarrabili e così via.

Il trasporto di questi rifiuti viene effettuato attraverso appositi veicoli, che possono essere senza strumenti autocompattanti o i cosiddetti autocompattatori.

Quando si ha necessità, invece, di trasferire grosse quantità di rifiuti su ampie distanze, ci si affida alle stazioni di trasferimento, ovvero dei punti in cui si effettua il travaso dai mezzi di piccole dimensioni a quelli con capacità maggiore.

In questi casi, per ridurre i costi, ci si affida a dei sistemi di compattazione dei rifiuti, che ne riducono ampiamente il volume.

 

Come vengono smaltiti i rifiuti: le diverse modalità

Oltre alle differenti modalità di raccolta, i rifiuti possono essere smaltiti in vari modi utilizzando, ad esempio, le discariche, gli inceneritori o i famosi termovalorizzatori. Inoltre, ci si può affidare a impianti specializzati, al compostaggio al riciclo, che permette di utilizzarli nuovamente.

Per quanto riguarda, invece, i rifiuti speciali, quest’ultimi vengono gestiti attraverso delle tecniche specifiche, diverse dalle modalità adottate con i rifiuti urbani. Questo approccio ha l’obiettivo di evitare che vengano rilasciati materiali e sostanze potenzialmente dannosi per l’ambiente durante le fasi di raccolta e di smaltimento.

Ecco perché gli impianti che si occupano del trattamento di questi rifiuti devono possedere degli appositi requisiti e devono rispettare specifici standard che vengono stabiliti dalla legge.

In questo contesto, fondamentale è la fase di riconoscimento e di classificazione dei rifiuti, che permette di definire in che modo e dove devono essere smaltiti. La legge impone, infatti, che i rifiuti vengano catalogati a seconda della loro provenienza (distinguendo tra quelli urbani e quelli speciali) e in base alle caratteristiche che ne identificano il livello di pericolosità.

 

Quali sono gli obblighi che caratterizzano lo smaltimento dei rifiuti pericolosi e speciali?

Quando parliamo di smaltimento rifiuti speciali è bene comprendere cosa si intende con tale espressione. Si tratta, infatti, di scarti che appartengono all’ambito dei rifiuti industriali, agricoli, commerciali e artigianali.

Oltre a questi, rientrano nella categoria anche i rifiuti derivanti da materiali di costruzione, macchinari o veicoli ormai obsoleti, rifiuti ospedalieri e i residui che si generano durante il trattamento delle acque reflue civili.

Quelli pericolosi, invece, rappresentano tutti quei rifiuti che possono causare un pericolo immediato o nel corso degli anni, sia per la salute dell’ambiente che dell’uomo. In questo caso parliamo di scarti di origine industriale, che posseggono caratteristiche specifiche che portano a catalogarli come pericolosi (ad esempio, tossicità, infiammabilità, corrosività, cancerogenicità, infettabilità e così via).

In tal senso, la direttiva CEE 91/689 relativa ai rifiuti pericolosi spiega ed elenca in maniera esaustiva tali prodotti.

 

Ecco come avviene lo smaltimento dei rifiuti ingombranti

Con l’espressione rifiuti ingombranti ci si riferisce a quei rifiuti urbani che, a causa di un elevato peso e volume, non possono essere lasciati in un comune cassonetto o in altri tipi di sistemi di raccolta differenziata.

Tra questi oggetti ci sono, ad esempio, poltrone, sedie, letti, mobili e così via. Per lo smaltimento di questi rifiuti, occorre utilizzare un’altra procedura, anche perché spesso si tratta di oggetti che contengono sostanze potenzialmente dannose per la salute dell’uomo e dell’ambiente (pensiamo, ad esempio, ai frigoriferi che nel circuito di raffreddamento contengono clorofluorocarburi).

Attenzione, però, a non confondere questi oggetti con i famosi RAEE, ovvero i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, che devono essere gestiti in maniera differente.

In ogni caso, i comuni prevedono un servizio pubblico specifico per la raccolta dei rifiuti ingombranti, anche se le modalità e le tempistiche cambiano da caso a caso.

 

La normativa europea per la gestione dei rifiuti

In ambito europeo si sono fatti passi enormi nella definizione degli obiettivi di protezione ambientale attraverso una sana gestione dei rifiuti.

La Direttiva 2018/851/UE ha consentito di stabilire un quadro comune a livello giuridico per le fasi di gestione e di smaltimento rifiuti. Secondo quanto stabilito, dal primo di gennaio del 2025, ogni Stato dell’UE dovrà definire le modalità di gestione differenziata di rifiuti tessili e pericolosi. Inoltre, entro la fine del 2023 i diversi Paesi hanno anche garantito la raccolta separata dei rifiuti organici o il loro riciclo alla fonte.

Gli altri punti previsti dalla normativa impongono ulteriori obblighi. Ad esempio, stoccaggio e trattamento dei rifiuti pericolosi devono avvenire seguendo modalità che non arrechino danni all’ambiente e alle persone. Inoltre, questa tipologia di rifiuti non deve essere mischiata con altre categorie.

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